Il coronavirus 2019 è arrivato nelle nostre vite improvvisamente e ci ha colti di sorpresa. Ha minato le nostre certezze e ha cambiato i nostri comportamenti. Dopo quattro mesi in cui si sono succeduti servizi televisivi, conferenze stampe e annunci di terapie rivoluzionarie proviamo a fare il punto della situazione.
I virus sono presenti sulla terra prima dell’uomo e da sempre sono stati la causa di malattie gravi che hanno decimato le popolazioni. Alcuni danno patologie lievi, alcuni sono cause di patologie gravi come il morbillo, la poliomielite, l’encefalite o l’AIDS. Ad ondate successive compaiono virus nuovi che diventano patogeni per l’uomo. Alla fine del 2019 si è diffuso questo coronavirus che è stato classificato con il numero dell’anno in cui è stato individuato e rispetto ad altri coronavirus si è dimostrato molto aggressivo.
Dopo le prime notizie arrivate dalla Cina, che parlavano solo di una polmonite interstiziale per la quale era necessario il ricovero in rianimazione, con l’uso di ventilatori e di ossigeno ad alto flusso, si è capito che c’era anche una componente vascolare trombotica che aveva bisogno di cure differenti. Purtroppo il numero di morti è stato, in percentuale, elevato, in particolare nella popolazione anziana, ma non ha risparmiato persone di mezza età. In età pediatrica i malati sono stati pochi, qualche decesso ma in soggetti con patologie già gravi di base. Più avanti approfondiremo la malattia di Kawasaki che tanti dubbi e incertezze ha suscitato nelle mamme che hanno letto sui social di questa patologia che poteva colpire l’età pediatrica.
Questo virus preoccupa quindi per:
- L’elevata contagiosità ovvero la capacità del virus di infettare subito molte persone;
- La patogenicità ovvero la possibilità di dare una malattia grave ed aggressiva;
- L’ assenza di una terapia specifica ed efficace;
- Il numero di morti elevato;
- La mancanza del vaccino.
Dal punto di vista medico-scientifico dal momento della scoperta di questo nuovo patogeno sono passati solo pochi mesi, mentre dal punto di vista sociale e dei media sembra sia passato un tempo infinito scandito dalla quarantena, dagli obblighi dello stare in casa, dal distanziamento sociale e dalla chiusura delle scuole e delle attività commerciali. Questo per dire che ancora poco di certo si sa di questo virus, poichè sono necessari molto più di quattro mesi per riuscire a capire come si comporta e come reagisce alle terapie il nuovo virus. Sono necessari approfondimenti sulle cartelle cliniche dei pazienti, sui test sierologici che le regioni stanno effettuando, sulla ricerca delle motivazioni per cui regioni come la Lombardia o il Piemonte hanno avuto un così elevato numero di soggetti ammalati e di morti.
Il sud in un certo senso è stato risparmiato e questo da un lato ci ha sicuramente tranquillizzato, ma dall’altro ci potrebbe spingere a non essere troppo prudenti e a farci abbassare la guardia, trovandoci impreparati ad una eventuale ripresa del virus nel prossimo autunno-inverno. Per questo è necessario continuare ad avere un atteggiamento prudente e a seguire una serie di norme igieniche che ci hanno accompagnato in questi mesi. Ognuno deve dare il suo contributo per la salute di tutti.
10 regole da seguire nei prossimi mesi:
- Indossiamo la mascherina nei luoghi molto affollati. Questo vale soprattutto per i giovani che si sentono forti e non vittime del COVID. Abituiamo anche i bambini ad indossarla e a farlo correttamente.
- Igienizziamoci spesso le mani. E’ una buona pratica che ci protegge anche da altre malattie.
- Non condividiamo bicchieri e posate. La saliva è uno dei veicoli principali.
- Proteggiamoci la bocca se starnutiamo o tossiamo. In periodo di allergia molte persone tossiscono o starnutiscono, ma avranno l’accortezza, quando sono in presenza di altre persone, non familiari stretti, di indossare la mascherina.
- In tutti i locali pubblici, nei negozi, negli studi medici sarà necessario il distanziamento sociale, ovvero la necessità di evitare che ci siano troppe persone nello stesso spazio. Dobbiamo pertanto munirci di pazienza e utilizzare al massimo le comunicazioni tramite telefono, telefonino o internet. Dobbiamo diventare tutti più tecnologici.
- Se abbiamo la febbre non frequentiamo troppe persone, non usciamo di casa. Cerchiamo nei limiti delle nostre capacità di capire che sintomi abbiamo in modo da comunicarli chiaramente al medico. Se per esempio abbiamo una cistite, difficilmente ci saremo infettati con il coronavirus.
- Per ogni febbre sarà necessario aspettare almeno tre o quattro giorni per orientarsi nelle tante malattie che possono portare febbre. Questo vale soprattutto per i bambini che si ammalano spesso.
- Sarà opportuno considerare seriamente la vaccinazione antinfluenzale stagionale e per i bambini tutte le vaccinazioni previste dal piano nazionale vaccini (che potete consultare nell’articolo sulle vaccinazioni), per evitare febbri sospette e malattie che potrebbero richiedere ospedalizzazione.
- Aspettiamo con fiducia le notizie che arriveranno sullo studio del virus, sulle sue possibili mutazioni o su un eventuale vaccino che in molte parti del mondo stanno cercando di preparare. Realizzare un vaccino richiede tempo e grossi investimenti finanziari.
- Informiamoci su canali ufficiali e chiediamo informazioni a medici competenti. Attenti alle fake news.
Un accenno alla malattia di Kawasaki. Questa patologia non è nuova, non è sconosciuta e non è causata dal coronavirus. E’ una patologia ben conosciuta dai medici e soprattutto dai pediatri. E’ una vasculite che si presenta con più di cinque giorni di febbre molto elevata e con la comparsa di altri sintomi. E’ stata associata al coronavirus, perchè sembrerebbe, ma gli studi sono ancora in corso, che nel periodo del COVID sia aumentato il numero di casi rispetto a quello che si verifica di solito. E’ una patologia specifica alla quale non deve pensare la mamma, ma affidarsi ai medici riferendo con attenzione i sintomi che man mano si evidenziano in corso di febbre.
Il coronavirus purtroppo non ci ha ancora abbandonato, dobbiamo tenere alta la guardia, ma allo stesso tempo non farci guidare dall’angoscia. Seguiamo le regole e “andrà tutto bene”.