Il latte, tra gli alimenti consumati dall’uomo, ha un posto di rilievo in tutte le fasi della vita. All’inizio il latte materno è l’unico alimento per il bambino e se questo scarseggia si sostituisce con i latti formulati, i cosiddetti latti artificiali. I latti formulati sono derivati dal latte vaccino, ma modificati per renderli quanto più simili a quello materno.
La composizione del latte varia significativamente a seconda della specie che lo produce, sebbene in linea generale esso sia costituito sempre dallo stesso tipo di princìpi nutritivi ben dosati: acqua, proteine, grassi e zuccheri. Oggi, quando si usa la parola latte, si intende quasi sempre il prodotto derivato dalla mungitura delle vacche, classificato in crudo, che non è sottoposto a trattamenti, o intero, parzialmente scremato e scremato, che subisce processi di pastorizzazione tramite il calore, permettendo la conservazione per più giorni.
Il latte è un alimento ottimale che con poche calorie fornisce elevate quantità di nutrienti. Quello intero fornisce circa 64 kilocalorie ogni 100 grammi di prodotto, mentre quello scremato solo 36.
Nel latte intero sono presenti da 3,2 a 3,6 grammi di proteine ogni 100 grammi (un grammo di proteine equivale a 4 kcal), di cui la caseina rappresenta il costituente principale ed ha un alto valore biologico.
Per quanto riguarda i carboidrati, invece, lo zucchero principale è il lattosio, che rappresenta circa il 90% dei suoi componenti ed è contenuto in una quantità uguale a poco più di 5 grammi ogni 100 grammi di prodotto. Esso viene idrolizzato a livello dell’intestino da un enzima che si chiama lattasi per poi essere assorbito dall’organismo. Una mancanza dell’enzima limita la capacità di digerire il latte con conseguenti sintomi gastrointestinali, in primo luogo la diarrea. Questa situazione viene definita “intolleranza al lattosio” che è diversa dalla allergia al latte.
L’intolleranza al lattosio è quindi caratterizzata da una ridotta o assenza nell’intestino della lattasi, enzima che permette la digestione dello zucchero del latte, condizione spesso presente nei componenti della stessa famiglia. I sintomi sono simili ma la quantità di lattosio tollerata può essere variabile. Un paziente può assumere magari un piccolo pezzo di mozzarella, ma non mangiarne ad esempio 100g e questo dipende da quanta attività residua della lattasi c’è nel suo intestino.
L’esame per poter diagnosticare l’intolleranza al lattosio è il Breath Test al Lattosio.
Per sopperire a questa carenza e per permettere ai pazienti di concedersi qualche strappo alla dieta, l’industria alimentare ha messo a punto numerosi cibi senza lattosio. Sono disponibili anche compresse che contengono lattasi, contengono enzima in quantità variabile e assunte qualche ora prima di un pasto contenente latticini evitano le conseguenze spiacevoli. Ovviamente dosaggio delle compresse e quantità di lattosio ingerito devono essere correlate.
Nel caso invece si tratti di allergia, il componente del latte che è responsabile dei sintomi sono le proteine e non gli zuccheri. L’allergia al latte in genere si manifesta già dalle prime settimane di vita del bambino. I sintomi che fanno sospettare un’allergia sono la diarrea abbondante, il vomito frequente, lo scarso aumento di peso o anche una dermatite importante. In questo caso si possono eseguire le prove allergiche cutanee (Prick Test) per poi aggiungere test sul sangue (RAST) o arrivare anche a test molto più specifici come il TPO (test di provocazione orale). Quest’ultimo va necessariamente eseguito in ambiente ospedaliero.
La terapia consiste in una completa eliminazione delle proteine del latte vaccino.
E’ necessario utilizzare latti speciali per allergici, trattati in modo da togliere tutte le proteine, oppure in qualche caso latti vegetali, come il latte di soia o il latte di riso.
In entrambi i casi la consulenza di medici esperti sarà di supporto al paziente nel percorso diagnostico e terapeutico migliore.